Brucia fuori
Clizia tu mi dici c’è un limite al peggio, anche i periodacci hanno una velocità terminale: ora, in caduta libera, lo capisco — ma fammi finire è una storia a lieto fine.
Sul concetto di morte non c’è bisogno di alcun chiarimento, è scritto su un bigliettino fatto passare di mano in mano - Lia della 4D mi sorride.
Stordita, mi sveglio: la sveglia non ha suonato. Maledetta Lia dei miei incubi e Clizia dei miei sogni, corro in cucina, c’è del caffè avanzato lo butto giù freddo a stomaco vuoto.
Non dovete arrivare in ritardo per nessuna ragione, ci ha detto chiaro il manager all’inizio della hell week. Scioperi, asteroidi non m’interessa, si arriva 15 minuti prima perché arrivare puntuali è arrivare in ritardo.
Basta che sgarri anche solo una volta e non ti fanno crescere in azienda, dice uno venuto da Milano per il supporto all’apertura. Voi non avete idea. Il Brand ha investito milioni per l’apertura a Roma. Noi siamo solo un numero.
Io sono 01728301. La mia password 01072000. Sono 20 t-shirt piegate al minuto, sono 5 box svuotate in un’ora (se ci sono quelli dell’agenzia a buttare la spazzatura) sono 90 secondi di cassa a cliente, sono una man-hour — due, tre al bisogno. Sono un’ora di straordinario tutte le volte che me lo chiedono, sì, certo, dico sorridendo. Sono 12 minuti, il tempo che ci metto per arrivare a lavoro da casa in monopattino, sono fortunata, penso bruciando semafori, c’è chi viene dalla provincia e si fa un’ora d’auto per lavorare, no non posso arrivare in ritardo, io voglio crescere nell’azienda, chiedetemi i nostri core products, chiedetemi i new initials, chi si lamenta è chi ha il privilegio di poterlo fare.
Cielo e asfalto si scambiano di posto, il volo è breve, non raggiungo la velocità terminale ecco cosa ho sognato stanotte, era una vita che non sognavo altro dal lavoro. Il suv sembra grosso, nessuno si sarà fatto niente, mi schianto serena: siamo coperti dall’assicurazione anche nel tragitto da casa a lavoro. Non sono in ritardo, Clizia.